lunedì 27 aprile 2009

Rassegna stampa presentazione della campagna


Dal gazzettino del 25 aprile

Al motto "Acqua bene comune" parte da oggi la raccolta di firme avviata da Cai, associazioni ambientaliste e culturali, bacini di pesca, Centro internazionale civiltà dell’acqua, Diocesi. Due gli obiettivi fondamentali di questa trentina di sodalizi: far riconoscere agli enti lo status di bene comune all’acqua e trasformare il Bim in azienda municipalizzata affinché gestisca pubblicamente un servizio che non è discrezionale.
Ma forte è anche un’altra richiesta, rivolta alla Regione. E cioè che non vengano accolte le 28 nuove domande (23 di soggetti privati, 5 di Comuni) di realizzare altrettante centrali. «Istanze improponibili - ha sottolineato Valter Bonan, portavoce del Comitato acqua bene comune - se si pensa a quanto grande è il deficit idrico nel bacino del Piave».
E proprio per il Piave, uno dei fiumi più artificializzati d’Europa, il Comitato chiede «la revisione del bilancio idrico e l’attuazione degli obblighi di vigilanza, misura e monitoraggio continuativi sugli aspetti quantitativi e qualitativi dei rilasci e dei deflussi vitali».
Alla presentazione del progetto, ieri nella sede del Centro servizi per il volontariato, oltre a Bonan erano presenti anche Roberto De Rocco per il Cai, Adriano Zampol per le associazioni ambientaliste e Ferruccio De poi ed Enrico D’Isep per gli 11 bacini di pesca provinciali. «I fiumi - hanno sottolineato coralmente - sono ecosistemi essenziali alla vita e in quanto tali vanno difesi e governati in modo sostenibile e solidale attraverso processi partecipativi».
Varie le altre istanze presentate dal movimento. «Vanno messe in discussione le grandi storiche concessioni idroelettriche scadute da tempo nonché fortemente sovradimensionate. Vanno poi trasferiti alla Provincia i canoni e la gestione integrata del demanio idrico ed eleminate le deroghe al rispetto del deflusso minimo vitale come indicate nel Piano regionale tutela delle acque».
Attenzione viene prestata anche ai laghi, per i quali viene richiesto un livello minimo d’invaso. «Non possono essere considerati come delle spugne - è stato sottolineato - da spremere a seconda delle esigenze della pianura senza tenere in considerazione le devastazioni degli ecosistemi che ne derivano sia a monte che a valle».
La petizione chiede inoltre di dare piena attuazione al diritto di accesso agli atti, consultazione e partecipazione dei cittadini e delle comunità locali nelle scelte di gestione e pianificazione dell’acqua e di riconoscere negli statuti degli enti locali il diritto umano all’acqua e il suo status di bene comune.
E ancora, tornando a far riferimento al Bim, il Comitato desidera che venga confermato il principio della proprietà e della gestione pubblica del servizio idrico integrato quale servizio locale privo di rilevanza economica in quanto realtà pubblica essenziale». Come a dire che il Bim deve diventare azienda municipalizzata, tralasciando completamente ogni forma di monetizzazione dell’acqua.
La petizione-azione, caratterizzata anche da serate e manifestazioni a tema (sito internet www.acquabenecomunebelluno.info), partirà oggi. E si concluderà il 9 ottobre, ricorrenza del disastro del Vajont. «Un dramma che evidentemente non ha insegnato ai bellunesi nulla - ha commentato Bonan -, dato lo stato pietoso in cui si ritrovano i nostri corsi d’acqua». Le sottoscrizioni verranno consegnate a Provincia di Belluno e Regione Veneto.

Dal Corriere delle Alpi del 25 aprile
Una petizione per dire «no» alla privatizzazione dell’acqua e alla realizzazione di ulteriori centraline idroelettriche.  A chiedere a gran voce una moratoria di tutte le domande di concessioni elettriche e maggiore rispetto per la risorsa idrica è Walter Bonan, del comitato “Acqua bene comune”, sceso in campo insieme ad 30 associazioni, tra ambientalisti, Cai, bacini di pesca.  Un folto gruppo di persone che da oggi, giorno della Liberazione, al 9 ottobre (data della tragedia del Vajont), in ogni manifestazione pubblica (tramite banchetti o incontri culturali e sociali, anche appositamente organizzati) raccoglieranno le firme per la petizione sull’acqua. «Firme che invieremo a tutti gli enti locali, alla Provincia e alla Regione. E se non otteremo i risultati sperati, siamo pronti a farci sentire in sedi più opportune. Perchè i nostri fiumi devono tornare a essere le arterie della nostra storia».  Un lavoro quello sull’acqua che va avanti da diversi anni in provincia e che è sfociato «due anni fa nella raccolta di firme per una proposta di legge regionale di iniziativa popolare, che soltanto l’altro ieri è approdata all’esame della commissione ambiente della Camera», dice Bonan. «Nel frattempo, però, l’anno scorso nella Finanziaria è passata una legge che metterà a bando di gara i servizi pubblici. Tra questi anche quello idrico. Segnando il primo passo verso la privatizzazione».  Di fronte a questa prospettiva, le associazioni chiedono che «venga introdotto negli statuti degli enti locali il diritto umano all’acqua, riconosciuto il suo status di bene comune e che la proprietà e la gestione di questa risorsa sia pubblica».  Su questo fronte Bonan parla di irregolarità e inadempienze, soprattutto da parte della Regione. «Sappiamo che sono ferme a Venezia ben 28 richieste di nuove centraline idroelettriche (23 di privati e 5 di Comuni), che vanno ad agire sul 10% dell’acqua rimasta a defluire negli alvei montani», precisa Bonan, che a questo proposito chiede una verifica della «congruità e legittimità delle concessioni idroelettriche storiche e di quelle irrigue scadute da tempo. Chiediamo che venga aggiornato il bilancio idrico complessivo tramite stazioni di controllo e monitoraggio. Non dimentichiamo che tutto il bacino del Piave ha un deficit idrico che porta a una drammatica perdita delle diversità naturali e del paesaggio, alla banalizzazione dei corsi d’acqua, all’abbassamento delle falde freatiche e alla difficoltà di riproduzione della fauna ittica».  Bonan, quindi, ribadisce come sia importante «eliminare le deroghe al rispetto del deflusso minimo vitale, come indicate nel piano regionale a tutela delle acque, in quanto immotivate rispetto ai criteri previsti dalle norme europee e internazionali, stabilendo anche un livello minimo di invaso dei laghi. Un’operazione», conclude Bonan, «che necessita del trasferimento dei canoni e della gestione integrata del demanio idrico alla Provincia»

mercoledì 22 aprile 2009

Foto incontro 22 aprile - Inizio Campagna Acqua Bene Comune

L'Assemblea costitutiva di ieri a Belluno a sostegno della petizione/azione Acqua Bene Comune è stata un bel segnale di primavera: veramente tanti e motivati gli interventi di adesione, diverse le sensibilità di provenienza, unitari gli obiettivi in un clima di forte coesione e di positiva determinazione. 
Evidentemente l'acqua purifica incrostazioni da trasparenza e fluidità al sentire comune; così è stato possibile ascoltare decine di interventi diversi ma simili, unitari ma autonomi, fraterni anche tra persone che si incontravano per la prima volta; un importante primo passo per un lungo cammino.





sabato 18 aprile 2009

Acqua Bene Comune - Presentazione Campagna


Dopo numerosi incontri, approfondimenti, dibattiti ci siamo...è stata definita la petizione/azione sull'Acqua Bene Comune intorno alla quale costruire iniziative, alleanze e coesione di comunità.
La presenteremo pubblicamente Mercoledì 22 aprile alle ore 18 presso l'Auditorium di Belluno dove distribuiremo i moduli per la raccolta firme, raccoglieremo le adesioni collettive ed associative e pianificheremo le prime iniziative della campagna. Come sempre è importante iniziare bene, essere in molti per avere e dare fiducia e determinazione in una sfida complessa ma che sta già producendo unità di intenti e cooperazione tra diversi (bacini di pesca, associazioni, comitati, cai...).
Sono esclusi partiti onde evitare sovrapposizioni elettorali/stiche.