lunedì 21 settembre 2009

Adesione di Mountain Wilderness Italia alla manifestazione



Cari amici, nonostante sul vostro sito Internet figuriamo già tra le associazioni aderenti all'iniziativa del prossimo 24 ottobre ci teniamo a scrivervi due righe per ribadire il nostro pieno appoggio alla campagna contro la privatizzazione dell'acqua. E' un bene che si focalizzi l'attenzione alle sorgenti, che si sappia che "se la montagna piange la pianura non riderà", che se non riusciamo a difendere la cultura del diritto e del bene pubblico partendo dall'impatto ambientale della piccola centralina idroelettrica per arrivare fino alla grande distribuzione e commercializzazione dell'oro blu perderemo una grande battaglia di civiltà. L'appuntamento di Belluno speriamo possa rappresentare un ulteriore passo in avanti verso la crescita di una coscienza generale basata sia sulle necessità dell'uomo che su quelle dell'ambiente montano, per una convivenza costruttiva e non distruttiva. L'acqua è vitale per tutti, non solo per chi può permettersi di pagarla a qualunque prezzo. E a chi vuole far soldi con l'acqua, così come con il sole o con il vento, diciamo che questo va bene solo se i costi non superano i benefici: in questi casi dobbiamo saper fare i conti, perché i benefici vanno in tasca a pochi mentre i costi si spalmano sulla collettività, su tutti noi, e chi fa i soldi li fa subito mentre i costi li pagheranno le generazioni successive.
A Belluno saremo presenti con una piccola ma significativa rappresentanza, speriamo non solo nella presenza alla manifestazione di tante persone ma nella capacità di mandare segnali concreti e di dare un senso pratico all'impegno sociale, per tradurre un movimento d'opinione in azione Politica, con la "P" maiuscola.
Un caro saluto, e a presto.

domenica 20 settembre 2009

Il governo decide di privatizzare l'acqua


La tecnica è consolidata: per non far capire ai cittadini che vengono loro sottratti diritti essenziali a vantaggio di interessi “particolari” e di specifiche lobby economiche, politiche e finanziarie, è sufficiente approvare contorti articoli all’interno di leggi omnibus, di prossima applicazione al fine di evitare adeguate e pronte forme di opposizione. Solo così si spiega,assieme alle scontate complicità politiche, il silenzio generale nella nostra provincia su un Decreto Legge approvato nei giorni scorsi dal Governo relativo all’”Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici di rilevanza economica", con particolare riferimento all’ articolo 15.Tradotto dalle nebbie burocratiche vuol dire che con quest’iniziativa di dubbia legittimità costituzionale :
a) si consolida il processo di privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali;
b)si rende obbligatoria e maggioritaria la partecipazione dei privati d’impresa nelle società di gestione di questi servizi;
c) si azzerano le gestioni delle SpA a totale capitale pubblico e si costringono i Comuni alla gara d’appalto anche per servizi essenziali quale quello idrico integrato.
Quando denunciavamo che la gestione dell’acqua tramite una SpA (Bim Gestione Servizi Pubblici) altro non era che il cavallo di troia per arrivare alla privatizzazione, venivamo accusati di allarmismo e tacciati che tutto sarebbe rimasto sotto il controllo degli Enti Locali :ora, in base a questo provvedimento Calderoli-Fitto anche la gestione del servizio idrico (acquedotti e depurazione) bellunese dovrà essere sottoposto a procedure competitive ad evidenza pubblica entro il 31 dicembre 2011 .Tutti gli addetti ai lavori già prevedono che le gare saranno appannaggio di un forte cartello di imprese ben definito (Acea-Iride/Enia/Hera-A2A)dentro alle quali i pacchetti azionari delle multinazionali Suez Lyonnes des Eaux e Veolia e delle banche la faranno da padroni sui rubinetti dei cittadini e sulle politiche di gestione dell’acqua nei territori.
Autonomia, autogoverno, federalismo si dimostrano quindi parole vuote e strumentali in bocca di chi predica male e razzola peggio a sostegno di interessi forti sopra i diritti e le volontà delle comunità locali. Una risposta immediata ed adeguata a queste politiche liberiste e centraliste non può allora che venire dai cittadini, dalle organizzazioni sindacali, dai movimenti sociali territoriali, dagli Enti Locali non allineati. Anche su questo obiettivo assieme a molte associazioni bellunesi stiamo raccogliendo migliaia di firme su una petizione popolare contro queste norme e per il riconoscimento dell’acqua quale bene comune, diritto universale. Nei prossimi giorni invieremo a tutte le Amministrazioni Comunali bellunesi una proposta di delibera consiliare per definire , in conformità con il diritto comunitario, i dettami costituzionali, i principi di sussidiarietà che l’acqua è un bene essenziale oggetto di servizi d’interesse generale e non di rilevanza economica, che deve essere gestito in modo sostenibile e solidale da soggetti esclusivamente pubblici . Su questa importante partita oggi non ci sono più spazi per alibi e ambiguità, tra beni comuni e mercato ciascuno deve stabilire da che parte stare.

Lo sfruttamento del bacino idrico della Piave


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sabato 19 settembre 2009

Acqua Bene Comune: Io ci metto la firma!!




Aderisci alla petizione



Il bacino del fiume Piave è tra i più artificializzati d’Europa; meno del 10% dei corsi d’acqua dei territori di montagna può essere oggi classificato come naturale. In difformità alle normative nazionali ed europee di settore si continua ancora a vendere e concedere per finalità speculative più acqua di quella realmente disponibile. Le conseguenze oggettive di tutto ciò sono: l’incremento dei rischi idrogeologici, l’avanzamento del cuneo salino, la drammatica perdita di diversità naturali e di paesaggio, l’erosione dei litorali, la banalizzazione dei corsi d’acqua e dei laghi di montagna, l’abbassamento delle falde freatiche e l’aumento dell’inquinamento dei corpi idrici e delle acque sotterranee, la difficoltà di vita e di riproduzione della fauna ittica.
I fiumi sono ecosistemi essenziali alla vita ed arterie della nostra storia ed in quanto tali vanno difesi e governati in modo sostenibile e solidale attraverso processi trasparenti e partecipativi: su questo e per questo come cittadini intendiamo agire e vigilare.

Con queste premesse noi sottoscritti chiediamo alle Istituzioni ed agli Enti di competenza di:

1 attuare una moratoria di tutte le richieste di ulteriori concessioni di derivazione (stop alle nuove centrali);

2 verificare la congruità e legittimità delle grandi concessioni storiche idroelettriche e di quelle irrigue scadute da tempo; rivedere il bilancio idrico di bacino del fiume Piave e attuare gli obblighi di vigilanza, misura e monitoraggio continuativi sugli aspetti quantitativi e qualitativi dei rilasci e dei deflussi vitali;

3 trasferire canoni e gestione integrata del demanio idrico di competenza alla Provincia di Belluno;

4 eliminare le deroghe al rispetto del deflusso minimo vitale come indicate nel Piano regionale tutela delle acque in quanto immotivate rispetto ai criteri previsti dalle norme specifiche nazionali ed europee;

5 stabilire un livello minimo d’invaso dei laghi;

6 dare piena attuazione al diritto di accesso agli atti, consultazione e partecipazione dei cittadini e delle comunità locali nelle scelte di gestione e pianificazione dell’acqua;

7 riconoscere negli statuti degli Enti Locali il diritto umano all’acqua ed il suo status di bene comune pubblico;

8 confermare il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato quale servizio locale privo di rilevanza economica in quanto servizio pubblico essenziale;